Aria condizionata e sosta, si rischia una multa sino a 435 €
luglio 19th, 2016
La Suprema Corte con la sentenza n. 43107/2016 ha specificato che: “i diversi conati posti in essere per procurarsi un ingiusto profitto costituiscono autonomi reati, unificabili con il vincolo della continuazione, quando, singolarmente considerati in relazione alle circostanze del caso concreto e, in particolare, alle modalità di realizzazione e soprattutto all’elemento temporale, appaiono dotati di una propria completa individualità; al contrario, si ha un solo reato di estorsione, pur in presenza di diversi atti intimidatori, allorché gli stessi costituiscono singoli momenti di un’unica azione perché sorretti da un’unica e continua determinazione, che non registri sul piano della volontà interruzioni o desistenze.”.
La Corte ha ribadito un orientamento oramai maggioritario, attraverso il quale si intende integrato il reato di estorsione non solo se il condizionamento è orientato verso un guadagno in termini meramente economici, ma lo è anche quando la minaccia riguarda guadagni della sfera dei costumi sociali.
Nel caso specifico l’uomo aveva presentato ricorso in Cassazione sostenendo che il fatto di minacciare di togliere dalla clandestinità una relazione segreta poteva solo incidere sul “piano morale” ma non certo avere rilevanza sotto il profilo penale.
Ma la Corte è giunta alla conclusione che “in tema di estorsione, la minaccia diviene ‘contra ius’ quando, pur non essendo antigiuridico il male prospettato, si faccia uso di mezzi giuridici legittimi per ottenere scopi non consentiti o risultati non dovuti, per soddisfare scopi personali non conformi a giustizia”.
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